Autore: Dr. Zirilli Luca
Osteopata D.O. M.Sc. Ost. (UK)
www.osteopatia-still.com

COLPO DI FRUSTA E GESTIONE OSTEOPATICA

INTRODUZIONE

L’approccio convenzionale quando si presenta un paziente che è stato vittima di un incidente con colpo di frusta, è quello di immobilizzare la colonna cervicale con un collare e di prescrivere un periodo più o meno lungo di riposo. Il paziente in questo caso presenta già tra altri sintomi, una limitazione del movimento, un dolore acuto e una contrattura muscolare di difesa che tende ad irrigidire il rachide cervicale.

L’approccio in medicina osteopatica, invece, prevede con apposite tecniche manuali di intervenire da subito al fine di ristabilire la mobilità della cervicale e di ridurre così il dolore. Questo nostro approccio riduce i tempi di guarigione e riduce il tempo nel quale la persona si vede impossibilitato a svolgere la sua quotidiana attività lavorativa e domestica.

COS’E’ IL COLPO DI FRUSTA?

Il colpo di frusta, viene definito come un trauma distorsivo a carico di vertebre, muscoli e legamenti del rachide cervicale causato da un brusco movimento prima di estensione e poi di flessione del capo. Si verifica primariamente in seguito a tamponamenti automobilistici, ma può anche verificarsi durante un’attività sportiva, soprattutto negli sport da contatto, per colpi diretti o cadute.

Questo evento traumatico è causato da un meccanismo di accelerazione-decelerazione che comporta una lesione dei tessuti molli cervicali.

 

 

Tale lesione può provocare una serie di manifestazioni cliniche note come disturbi associati al colpo di frusta, (WAD – Whiplash Associated Disorders).

In base alla gravità di segni e sintomi, il Quebeck Task Force classifica i pazienti affetti da colpo di frusta in quattro gradi diversi, dal meno grave ossia senza sintomi al più grave ossia con presenza di una frattura vertebrale che spesso interessa la seconda cervicale (C2).

Il dolore cervicale è presente nel 90-100% dei casi; compare anche a 24-48 ore dal trauma ed è principalmente  a carico dei muscoli paravertebrali, sternocleidomastoideo e trapezio.

La cefalea, presente nel 50-90% dei casi, può essere di  natura cervicale, post-traumatica o concussiva:

La cefalea di origine cervicale, definita come miotensiva, è trattabile da un punto di vista osteopatico.

Il dolore è solitamente localizzato in regione occipitale e frontale ed è conseguente ad uno stato tensivo della muscolatura cervicale che per continuità anatomica con il muscolo occipito-frontale dà la tipica caratteristica clinica a casco o a cerchio.

La cefalea post-traumatica è conseguente ad un danno diretto a carico dell’encefalo che potrà messo in evidenza con una TAC o RMN dell’encefalo.

La cefalea post-concussiva è aspecifica e si associa a difficoltà di memoria, attenzione e concentrazione, affaticabilità e alterazioni della personalità causati da una perdita di conoscenza di almeno 30 min.

Il dolore irradiato alla spalla è presente nel 40-70% dei casi ed è spesso dovuto alle cinture di sicurezza o irradiato dal rachide cervicale. I tessuti che possono infiammarsi sono solitamente: i tendini, in particolare del muscolo bicipite brachiale e sovra-spinato, la componente articolare e capsulo legamentosa e la componente costale.

L’instabilità è spesso definita dal paziente come senso di andare in barca ed è causata da impulsi neurologici.

QUAL E’ L’ESAME CLINICO CHE BISOGNA FARE ?

L’esame diagnostico strumentale che occorre eseguire prima di poter iniziare una terapia in medicina osteopatica, è la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN). Ciò permette di escludere i quadri più gravi con fratture e lussazioni in primis e permette di  avere dati più precisi su quale sia il tessuto responsabile della sintomatologia.

“La semplice radiografia standard del rachide cervicale non basta per escludere una frattura del rachide e non permette all’osteopata di operare in tutta sicurezza.”

Infatti, non è raro che una semplice lastra cervicale non mette in evidenza una frattura ancora composta di una o più vertebre cervicali.

QUAL È LA PROGNOSI ?

Diversi studi convenzionali hanno dimostrato che più è alto il grado delle WAD più sarà lungo il tempo per il ripristino della funzionalità cervicale e il ritorno alle normali attività quotidiane. Nello specifico, il 27% rientra a lavoro entro una settimana, il 63% entro un mese, il 7% dopo un mese ma entro l’anno e il 3% dopo un anno. Con un approccio osteopatico questi tempi di recupero si accorciano notevolmente

COME INTERVIENE L’OSTEOPATA ?

L’ osteopata chiede al paziente di sedersi sul lettino e con le mani esegue dei test di mobilità globale attiva, cioè chiede al paziente di muovere il rachide cervicale spontaneamente nei limiti possibili del paziente. Questo permette di prendere conoscenza dei limiti di movimento e di quanto il movimento sia difficile.

Fig.2. Il test manuale in medicina osteopatica permette di individuare con precisione i limiti funzionali articolari e muscolari responsabili della sintomatologia del paziente.

In un secondo tempo, l’osteopata farà dei test manuali specifici al fine di individuare quali articolazioni sono bloccate e quali sono i muscoli che sono contratti.

Il paziente verrà poi invitato a sdraiarsi in modo comodo in posizione supina sul lettino. Questa posizione fa si che già alcuni muscoli si rilassano per assenza delle forze di gravità. L’osteopata inizierà a lavorare manualmente sui muscoli profondi della colonna cervicale al fine di diminuire le contrazioni di difesa.

Fig.3. Il trattamento manipolativo osteopatico (OMT), a livello del rachide cervicale, è utile per ridurre le tensioni post colpo di frusta e ripristinare così il corretto scorrimento ed elasticità muscolare, permettendo il ripristino del movimento e la riduzione della sintomatologia. In figura, trattamento soft-tissue del rachide cervicale in posizione supina.

Il paziente poi verrà invitato a sdraiarsi in posizione prona sul lettino. In questa posizione, l’osteopata farà dei test manuali per individuare quali sono i livelli vertebrali dorsali che si sono bloccati per via del movimento caratteristico del colpo di frusta. Infatti, il meccanismo di blocco del rachide non interessa solo la colonna cervicale ma anche quello dorsale.

 

Fig.4. Il test manuale del rachide dorsale è utile per individuare le disfunzioni a carico di questo tratto, sia da un punto di vista vertebrale, costale e muscolare. Come per il rachide cervicale verranno poi ripristinate tramite apposite tecniche anche le disfunzioni dorsali che sono anch’esse conseguenza del meccanismo traumatico da colpo di frusta

E’ importante considerare che l’onda d’urto ha attraversato tutto il corpo del paziente e i punti che hanno subito l’impatto possono essere anche molteplici. Facciamo l’esempio di un paziente che ha urtato anche il ginocchio nello stesso incidente.

Ogni caso è un caso a sé e dipende anche dalla postura iniziale del paziente prima dell’incidente.

“Due persone che subiscono lo stesso impatto durante un incidente, presenteranno dei blocchi diverse secondo la loro postura che gli è individuale. L’osteopata tiene conto di questa differenza nel curare le conseguenze del colpo di frusta.”  

E’ anche importante per l’osteopata conoscere bene la direzione dell’impatto. Ciò permette all’osteopata di individuare quali muscoli si sono attivati in risposta alla forza trasmessa e quali hanno subito il trauma distorsivo, così da individuare in modo specifico la struttura che causa la sintomatologia.

Una volta che la muscolatura sarà distesa e che l’osteopata avrà individuato i blocchi vertebrali, potrà intervenire con delle tecniche di manipolazioni molto precise e non dolorose se eseguite da mani esperte.

L’area toracica superiore funge da base funzionale per il rachide cervicale, ecco perché l’osteopata  ricerca  dei blocchi anche a livello toracico e medio toracico  per poi trattarli.

È importante anche che l’osteopata  valuti  perdite di mobilità anche a livello costo-vertebrale in quanto spesso il paziente durante l’impatto trattiene il respiro per paura. Infatti, dopo il trattamento osteopatico, il paziente sente che respira meglio e senza dolore.

CONCLUSIONE

Di fronte ad un incidente con colpo di frusta, è necessario e fondamentale far eseguire una RMN. L’approccio osteopatico permette di ridurre i tempi di guarigione. Inoltre, con la visione globale del corpo l’osteopata non solo concentra la sua attenzione sul rachide cervicale ma anche sulle altre zone del corpo che hanno subito l’impatto.

Infine, l’approccio osteopatico è sicuro e non doloroso e ristabilisce la normale fisiologia del  movimento, non solo cervicale, riducendo così di conseguenza anche gli altri sintomi presenti.

BIBLIOGRAFIA

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